Il 4 settembre scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge delega sulle professioni sanitarie, introducendo in via strutturale uno “scudo penale” per i medici: la responsabilità penale sarà configurabile solo in caso di colpa grave, a condizione che ci si sia attenuti a linee guida o buone pratiche clinico-assistenziali adeguate al caso concreto.

"Quando l'esercente la professione sanitaria si attiene alle linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge o alle buone pratiche clinico assistenziali, sempre che le predette raccomandazioni o buone pratiche risultino adeguate alle specificità del caso concreto - si legge nel testo del ddl - è punibile solo per colpa grave".

Quali fattori attenuanti saranno considerati nella valutazione della colpa grave?

La norma prescrive che:

"nell'accertamento della colpa o del suo grado si tiene conto anche della scarsità delle risorse umane e materiali disponibili, nonché delle eventuali carenze organizzative, quando la scarsità e le carenze non sono evitabili da parte dell'esercente l'attività sanitaria, della mancanza, limitatezza o contraddittorietà delle conoscenze scientifiche sulla patologia o sulla terapia, della concreta disponibilità di terapie adeguate, della complessità della patologia o della concreta difficoltà dell'attività sanitaria, dello specifico ruolo svolto in caso di cooperazione multidisciplinare, nonché della presenza di situazioni di urgenza o emergenza".

Un provvedimento atteso: stop alla medicina difensiva

Lo scudo penale temporaneo era già stato introdotto durante l’emergenza COVID-19. Le proroghe si sono succedute negli ultimi anni, generando attese da parte dei professionisti sanitari per una stabilizzazione definitiva. Il provvedimento ambisce a porre un freno alla cosiddetta medicina difensiva, che costerebbe all’incirca 10–11 miliardi di euro l’anno e contribuisce all’allungamento delle liste d’attesa. Questa pratica induce i medici a prescrivere analisi ed esami talora superflui, gravando sui bilanci sanitari e rallentando le cure per i pazienti realmente bisognosi.

Solidarietà professionale

Il ministro della Salute Schillaci e il ministro della Giustizia Nordio hanno sottolineato che la norma non promuove l’impunità, ma consente ai medici di operare con maggior serenità, senza compromettere il diritto dei cittadini all’indennizzo, che resta garantito in sede civile.
Il presidente della FNOMCeO Anelli ha commentato positivamente, definendo l’approvazione “un passo importante per restituire dignità alla professione medica, auspicando al contempo un rapido iter parlamentare.
Anche il sindacato Anaao-Assomed ha accolto con favore il provvedimento, ma ha evidenziato la delicatezza delle definizioni normative e l'urgenza di non lasciare trascinare ulteriormente i medici in contenziosi che nella maggior parte dei casi finiscono con archiviazioni.

Uno strumento che fa parte di una riforma più ampia delle professioni sanitarie

Oltre allo scudo penale, il disegno di legge delega avvia una revisione del sistema delle professioni sanitarie, tra formazione specialistica (come la trasformazione dei corsi per medicina generale in vere scuole di specializzazione), potenziamento delle carriere, valorizzazione delle competenze, semplificazione burocratica e incentivi per l’impiego in aree disagiate. I decreti attuativi devono essere adottati entro il 31 dicembre 2026.