Il Servizio Sanitario Nazionale italiano, pur essendo un pilastro fondamentale del nostro sistema di welfare, è da tempo afflitto da un problema cronico e pervasivo: le liste d'attesa per le visite specialistiche.
Questo ostacolo all'accesso alle cure non solo genera disagi e frustrazioni tra i cittadini, ma può avere ripercussioni significative sulla salute pubblica, ritardando diagnosi e trattamenti essenziali. In questo contesto, una proposta congiunta della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) e di numerose Società Scientifiche è stata presentata al Parlamento, delineando una soluzione che potrebbe liberare immediatamente ben cinque milioni di visite specialistiche, rendendole a disposizione dei cittadini.
Il fulcro di questa iniziativa risiede nella semplificazione della prescrizione dei farmaci che attualmente richiedono un Piano Terapeutico (PT). I Piani Terapeutici sono strumenti nati con l'intento lodevole di garantire una continuità assistenziale e un monitoraggio appropriato per farmaci di nuova generazione o con profili di rischio particolari. Introdotti nel 2004, avevano lo scopo di assicurare che la prescrizione di alcune categorie di medicinali avvenisse sotto la stretta supervisione dello specialista, garantendo un collegamento diretto tra lo specialista che avviava la terapia e il medico di medicina generale che la proseguiva. Tuttavia, nel corso del tempo, questo meccanismo ha generato una serie di effetti collaterali indesiderati, trasformandosi in un'arma a doppio taglio per il sistema sanitario.
Il nodo cruciale per piani terapeutici e blocco delle visite
Attualmente, per molti farmaci salvavita o comunque essenziali per la gestione di patologie croniche, il rinnovo della prescrizione è vincolato alla necessità di una visita specialistica periodica per la redazione o il rinnovo del Piano Terapeutico. Questo significa che milioni di pazienti, stabili nelle loro condizioni cliniche e già in terapia da tempo, sono costretti a occupare gli slot delle visite specialistiche solo per ottenere il rinnovo di una prescrizione. Tale vincolo crea un ingorgo nelle agende degli specialisti, contribuendo in maniera significativa all'allungamento delle liste d'attesa per i nuovi pazienti o per coloro che necessitano di una prima valutazione o di un cambiamento terapeutico complesso. Il tempo che gli specialisti dedicano a queste "visite di rinnovo" è tempo sottratto a nuove diagnosi o a casistiche più complesse, aggravando la pressione sul sistema.
La soluzione: limiti temporali e fiducia nel Medico di base
La proposta di FNOMCeO e delle Società Scientifiche interviene proprio su questo nodo critico con una soluzione pragmaticamente innovativa. Si suggerisce di limitare la necessità del Piano Terapeutico ai primi 12 mesi di terapia. Superato questo periodo iniziale, il paziente, se la sua condizione clinica è stabile e la terapia ben consolidata, non dovrebbe più essere obbligato a sottoporsi a una visita specialistica periodica esclusivamente per il rinnovo del PT.
La novità fondamentale è che, dopo i primi 12 mesi, qualsiasi medico – inclusi i Medici di Medicina Generale (MMG) – sarebbe autorizzato a prescrivere il farmaco, mantenendo ovviamente le condizioni di rimborsabilità stabilite dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Questa misura si basa su un principio di fiducia nelle competenze e nella formazione continua dei medici di medicina generale, che sono in grado di monitorare l'andamento delle terapie per pazienti cronici e stabili. I MMG, infatti, sono la prima interfaccia del paziente con il SSN e possiedono una conoscenza approfondita della storia clinica individuale, potendo così intercettare tempestivamente eventuali problematiche o la necessità di una nuova valutazione specialistica.
Oltre i 5 milioni di visite liberate
L'implementazione di questa proposta porterebbe a benefici tangibili e immediati su più fronti:
- Immediata Disponibilità di Visite Specialistiche: Si stima che questa misura libererebbe fino a 5 milioni di visite specialistiche all'anno. Questo significherebbe ridurre drasticamente le liste d'attesa, permettendo a un numero enorme di cittadini di accedere più rapidamente alle cure di cui hanno realmente bisogno.
- Miglioramento dell'Accesso alle Cure: Pazienti che oggi attendono mesi per un rinnovo burocratico potrebbero finalmente trovare spazio per visite necessarie, migliorando l'equità nell'accesso ai servizi sanitari.
- Riduzione dei Costi Indiretti per i Cittadini: Le lunghe attese e le visite "inutili" comportano costi indiretti significativi per i pazienti e le loro famiglie, come giornate di lavoro perse, spese di trasporto e di accompagnamento. La semplificazione porterebbe a un risparmio economico e di tempo considerevole.
- Snellimento dei Percorsi di Cura: L'intero sistema beneficerebbe di percorsi diagnostico-terapeutici più fluidi ed efficienti, con meno "colli di bottiglia" e una maggiore capacità di risposta alle esigenze dei pazienti.
- Valorizzazione del Ruolo Professionale dei Medici Italiani: La proposta riconosce e rafforza il ruolo e le competenze dei medici di medicina generale e di altri specialisti non direttamente coinvolti nella fase iniziale della terapia, affidando loro una maggiore autonomia prescrittiva per i pazienti stabili. Questo rafforzerebbe la collaborazione tra le diverse figure professionali e ottimizzerebbe l'uso delle risorse umane del SSN.
L’appello al Parlamento per un sistema sanitario più efficiente
La voce congiunta di FNOMCeO e delle Società Scientifiche rappresenta un appello chiaro e motivato al legislatore. La proposta non richiede investimenti economici aggiuntivi, ma piuttosto una revisione di procedure che, sebbene introdotte con buone intenzioni, hanno generato inefficienze e rallentamenti. Si tratta di una misura di "buonsenso" e di "ottimizzazione", che, agendo su un meccanismo burocratico, può generare un impatto profondamente positivo sull'accessibilità e sull'efficacia del Servizio Sanitario Nazionale.
Affrontare il problema delle liste d'attesa è una priorità nazionale. La proposta di semplificazione dei Piani Terapeutici offre una soluzione concreta e immediatamente attuabile, che, se accolta dal Parlamento, potrebbe rappresentare un passo fondamentale verso un SSN più snello, reattivo e, soprattutto, più vicino ai bisogni dei cittadini.