Come spesso accade, ci si accorge del valore di una cosa quando questa viene a mancare. Solo ora ci si accorge del valore, importanza, utilità della Medicina Generale.
Sì, perché i Medici di famiglia sono sempre di meno: nel giro di quattro anni sono calati di quasi 5mila - quasi il 15% del totale - riducendosi a poco più di 37mila.
I numeri sono impietosi e spiegano bene la crisi: i Medici di Medicina Generale sono infatti passati dai 54.000 del 2005 ai 41.800 del 2020 (meno 12.200) e ai 37.260 del 1° gennaio 2024. Per la precisione 4540 in meno solo negli ultimi 4 anni e il trend in calo rischia di non fermarsi più.
Il Centro Studi del sindacato Fimmg prevede inoltre che 7.345 Medici di base raggiungeranno tra il 2025 e il 2027 il limite di età per la pensione fissato a 70 anni.
È scattata la caccia al medico di famiglia (e al pediatra di base)
Non c’è giorno che sindaci, amministratori, stampa portino alla ribalta le notevoli difficoltà a reperire nuovi Medici di Medicina Generale perché con questi cali si assiste alla rarefazione della rete di tutela sanitaria del territorio che per ora viene mitigata dalla buona volontà e sacrificio dei Medici di Medicina generale in attività. Con il paradosso, però, che la gente in difficoltà se la prende con i Medici in attività e in prima linea e non con la politica o con i manager della sanità che con le loro decisioni e norme hanno determinato questo stato di cose.
Le soluzioni “tampone” attuate dal Governo (innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni) e dalle Regioni (aumento del massimale) sono servite solo a nascondere la polvere sotto il tappeto, senza risolvere la progressiva carenza dei MMG, con il risultato che i cittadini (quelli che hanno ancora un proprio medico curante) hanno difficoltà ad accedere al proprio medico di fiducia che spesso è in over booking
Non si può pensare di andare avanti solo con interventi spot o interventi tampone.
In questo modo non si fa che esacerbare quella confusione legislativa e burocratica nella quale viviamo.
La politica e i manager della sanità dovrebbero cercare di capire perché i Medici scappano dalla Medicina generale e perché non è più appetibile
È vergognoso che la politica, nazionale e regionale, si ostini a non ascoltare gli appelli e le proposte che provengono dal mondo professionale.
Perché, ad esempio, non viene in mente di iniziare a sgravare il Medico dal peso di quella intricata burocrazia, che detta regole che mutano di continuo, e toglie energie, risorse e tempo che il professionista dovrebbe e vorrebbe dedicare alla attività clinica e alla relazione con il malato?
Questo non lo si vuole fare, perché il modello aziendalistico su cui è strutturata la nostra sanità è infarcito prevalentemente di efficientismo di carattere economico e organizzativo e questo alimenta e rafforza il controllo amministrativo e burocratico.
I manager della sanità hanno a cuore la produttività del sistema e per loro i Medici sono fattori produttivi e i Pazienti sono ridotti a essere considerati consumatori di assistenza. Non per niente le ULSS sono chiamate Aziende.
Ai manager interessano i numeri e i conti, a noi Medici interessa la salute delle Persone: bisognerà trovare una sintesi, un punto di equilibrio tra queste che ora sembrano visioni opposte e difficilmente conciliabili.
Non vorrei che la annunciata riforma delle cure primarie esasperasse questa tendenza della medicina amministrata perché la vera medicina è tutt’altra cosa dall’efficientismo bocconiano declinato nella erogazione di prestazioni.
La costruzione delle case di comunità è una gigantesca operazione immobiliare che potrà avere successo solo se dentro queste case ci metteranno medici e altri sanitari che abbiano la possibilità di lavorare senza essere considerati pedine in una catena di produzione di prestazioni (in una ottica di aziendalismo esasperato) liberandoli dalle incombenze che non competono al medico per avere tempo per la relazione perché il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura.
Il medico ha bisogno di tempo
Tempo per comunicare, esaminare, visitare, ascoltare, spiegare, proporre e condividere soluzioni e decisioni di cura.
Solo così il Medico di Medicina Generale tornerà ad essere punto di riferimento per i cittadini, riacquistando il proprio ruolo e considerazione nella società.
Che i Medici facciano i Medici e non i contabili: sembra ovvio ma purtroppo oggi non è più così.